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“RECONNECTION” di Charlie Freeman

  • Immagine del redattore: Federico
    Federico
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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A volte l'arte non riguarda la reinvenzione - si tratta di tornare alla verità che c'era sempre. Con Reconnection, il cantautore londinese Charlie Freeman, che ora si esibisce come FREE/MAN, offre un EP profondamente personale e splendidamente trattenuto che segnala sia un ritorno che una riscoperta dello scopo. È musica plasmata non dall'ambizione, ma dalla sopravvivenza - il tipo di progetto che emerge solo quando il cuore insiste nel parlare di nuovo. Il rapporto di Freeman con la musica è nato da un luogo di vulnerabilità. A diciannove anni, prese una chitarra per far fronte alla malattia di suo padre e trovò conforto che alla fine avrebbe costituito il fondamento del suo suono: una miscela di calore acustico, influenze rock soul e scrittura introspettiva che si appoggia alla luce tanto quanto all'ombra. Quell'equilibrio - la ricerca di significato nelle difficoltà - continua a definire il suo lavoro oggi. Reconnection funge da capitolo di transizione, ponendo le basi per il suo prossimo album integrale Gift In The Shadows previsto per il 2026.


Attraverso quattro canzoni - "Not Tomorrow", "Bluebird", "Redemption Song" e "Two Witches" - Freeman traccia un viaggio attraverso l'accettazione, il rilascio e la rinnovata speranza. Ogni traccia sembra un piccolo risveglio, registrato con una chiarezza che lascia spazio per la quiete e la riflessione emotiva. La sua interpretazione di "Redemption Song" potrebbe essere il tranquillo trionfo dell'EP. Piuttosto che fare affidamento sulla grandezza o sulla reinterpretazione per se stessa, Freeman si avvicina al pezzo iconico da una prospettiva intima: morbida, costante e profondamente umana. La performance onora l'originale mentre lo riformula attraverso la sua esperienza vissuta: la resilienza ha ricostruito una nota alla volta. La produzione rimane minima e autentica. La chitarra acustica si trova al centro, avvolta delicatamente in trame sottili che non sopraffano mai la narrazione.



La voce di Freeman - onesta, non forzata, a volte tremante intorno ai bordi - diventa lo strumento centrale. È il suono di qualcuno che è inciampato, si è alzato di nuovo e ha scelto di continuare a camminare. Questa versione porta anche il peso di un sogno deragliato: un importante tour in 26 città in Cina cancellato poco prima della pandemia. Eppure, piuttosto che svanire nel silenzio, Freeman ha ampliato la sua creatività nel lavoro comunitario, nel cinema, nella spiritualità e nella guarigione. La riconnessione è la prova artistica di quella trasformazione: più silenziosa, ma più forte; più piccola in scala, ma più grande nel significato. Come anteprima di ciò che verrà, questo EP offre una promessa: che il prossimo capitolo della storia di FREE/MAN non è definito da una deviazione, ma da un arrivo più profondo. La riconnessione è più di un ritorno alla musica. È un ritorno a se stesso.


 
 
 

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