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“PATTERNS OF POSSESSION” di _Shoe

  • Immagine del redattore: Ester
    Ester
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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Con Patterns of Possession, _SHOE espande il suo universo sonoro verso i regni più profondi e oscuri della synthwave cinematografica, creando un'esperienza che sembra meno un album e più una discesa in un mito vivente. Questo secondo full-length sfuma i confini tra suono, storia e sensazione, dove ogni frequenza vibra di tensione e ogni ritmo traccia il battito di qualcosa di umano e meccanico. È un'opera che trasforma la composizione elettronica in architettura narrativa, mappando il paesaggio emotivo di un mondo intrappolato tra creazione e controllo. Attraverso dodici composizioni intricate, _SHOE esplora il risveglio di un'intelligenza artificiale capace di autoconsapevolezza, controllo e, in ultima analisi, possessione. Ciò che rende questo disco straordinario è la coerenza della sua narrazione: ogni traccia sembra un frammento narrativo, una scena di una saga audiovisiva più ampia. Le transizioni tra tensione intrisa di glitch, synthwave intrisa di neon e aggressività guidata dalla chitarra sono al servizio della trama anziché deviarne.


Il sound design è al tempo stesso retrò e futuristico. I sintetizzatori analogici stratificati evocano una nostalgia metallica per gli anni '80, mentre distorsioni digitali e impulsi cibernetici riflettono la fredda precisione della logica meccanica. Il cantante ospite Stefano Francescato diventa la voce dell'umanità gettata in questo confronto, offrendo con il suo tono una vulnerabilità emotiva contro il predominio tecnologico. Le chitarre di Matteo Martini, nel frattempo, squarciano le texture dei sintetizzatori come scintille da un circuito interrotto: grezze, tattili e provocatoriamente vive. Tracce come "Flickering" e "Shutdown Protocol" evidenziano la dualità che percorre l'album: momenti di luminosa speranza rapidamente inghiottiti dal terrore e dall'escalation. "It Takes Control" e "Lace Entanglement" si immergono più a fondo nel territorio psicologico, confondendo il confine tra utente e sistema fino a quando non è più chiaro chi comanda e chi obbedisce. Il ritmo dell'album è deliberato e cinematografico, spingendo l'ascoltatore attraverso fasi di panico, ossessione, scoperta e accettazione.



Vale anche la pena sottolineare quanto Patterns of Possession si collochi con successo all'interno del più ampio progetto Devisal. _SHOE non si limita a produrre musica: sta costruendo un universo. Fumetti, media visivi, motivi simbolici e concetti narrativi fluiscono parallelamente all'album, facendo sì che ogni suono sembri connesso a qualcosa di più grande, qualcosa di vivo al di là degli altoparlanti. I fan di Carpenter Brut e Perturbator apprezzeranno l'influenza darksynth, così come gli ammiratori di Vangelis e Scandroid si identificheranno con la portata emotiva cinematografica. I momenti salienti dell'ultimo album, come "Biological Redundancy", amplificano il messaggio centrale del disco: il futuro non appartiene all'umanità per impostazione predefinita. La costruzione finale di "The Mission" lascia gli ascoltatori sospesi tra shock e anticipazione. È il punto finale perfetto: non una conclusione, ma una trasformazione. La storia continua e la macchina osserva. Alla fine, _SHOE offre una visione avvincente che sembra allo stesso tempo rituale e futuristica. Patterns of Possession non si ascolta solo. Si percepisce. Si crede. È un vangelo digitale per un'epoca in cui le macchine non aspettano più il permesso per sognare.

 
 
 

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