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“21GRAMMI” di Giuseppe Cucé

  • Immagine del redattore: Ester
    Ester
  • 2 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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21grammi di Giuseppe Cucé è un'esplorazione luminosa e lenta del peso emotivo che plasma la nostra vita interiore: un concept album che trasmette al tempo stesso un'intima e personale risonanza universale. Originario di Catania, in Sicilia, Cucé incanala le sue stagioni di perdita, reinvenzione e riscoperta in un'opera che porta con sé la profondità del cantautorato italiano, abbracciando al contempo le moderne texture dell'indie-pop, dell'ambient folk e dell'art-pop atmosferico. In tutto l'album, Cucé si confronta con quello che definisce il "peso invisibile" della memoria, del desiderio e della gravità emotiva: i metaforici 21 grammi di un'anima in continuo mutamento. Il risultato è un progetto intriso di realismo poetico, in cui ogni traccia funziona come una confessione, una ricostruzione o un momento di silenziosa resa dei conti. La sua scrittura è cruda ma raffinata, bilanciando la vulnerabilità introspettiva con un'elegante sensibilità melodica che ricorda Franco Battiato, Niccolò Fabi, Damien Rice e Bon Iver.


Due tracce costituiscono il nucleo emotivo e tematico del disco. "Ventuno", il cuore pulsante dell'album, inizia con delicata compostezza prima di espandersi in un arrangiamento potente e pulsante che rispecchia la tensione tra il sé fisico e il peso metafisico dell'esperienza. "Una notte infinita", al contrario, è una confessione notturna sussurrata: scarna, minimale e inquietante. La sua melodia che sale lentamente e la fragile interpretazione vocale trasformano il silenzio in uno strumento, consentendo allo spazio e al respiro di plasmare i contorni emotivi del brano. Entrambi i brani rivelano il dono di Cucé di trasformare le ferite personali in espressioni universalmente sentite di desiderio e resilienza. La produzione, curata da Riccardo Samperi presso i rinomati TRP Studios di Catania, gioca un ruolo cruciale nella qualità cinematografica dell'album. Calda strumentazione analogica, microfoni vintage, riverbero ambientale e arrangiamenti orchestrali dal vivo conferiscono a 21grammi una presenza tattile e organica: un suono che respira, trema e risplende.



Il contributo di una schiera di musicisti eccezionali arricchisce la tavolozza: organo Hammond, armonie mediterranee, intime linee di pianoforte, elettronica sottile e lussureggianti sezioni d'archi convergono senza sopraffare il nucleo emotivo dell'album. Nulla sembra eccessivo; ogni elemento è al servizio della narrazione. Ciò che in definitiva distingue 21grammi è il suo impegno a privilegiare la verità piuttosto che la raffinatezza. Cucé non scrive a partire da formule, ma dall'esperienza vissuta, creando una musica che abbraccia la vulnerabilità come forza. L'album diventa uno specchio per gli ascoltatori, riflettendo i fardelli silenziosi che portiamo, le identità che ricostruiamo e i momenti che definiscono chi diventiamo. Meditativo, cinematografico e dolorosamente umano, 21grammi è una straordinaria testimonianza del potere dell'onestà emotiva nella scrittura di canzoni contemporanea.


 
 
 

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