“ROOM THIRTEEN (THE KEY YOU HOLD)” di H-dMan Such
- Federico
- 3 giorni fa
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Nella mezza luce della memoria, dove il silenzio porta la sua melodia, Room Thirteen (The Key You Hold) inizia a dispiegarsi. È una canzone sospesa in ombra e luccichio, una preghiera a combustione lenta per i perduti e la ricerca. Il cantautore e produttore indie slovacco H-dMan Such intreccia l'atmosfera con precisione, creando uno spazio in cui il desiderio prende forma come suono. Le chitarre arrivano come echi lontani, intrisi di riverbero, scivolando su una linea di basso ipnotica che batte come un cuore instabile. I tamburi infusi tribali salgono e cadono, radicando la canzone in qualcosa di elementare, mentre la voce di H-dMan Such taglia con crudezza cinematografica: dolorante, umana e completamente incustodita.
La sua consegna porta sia fragilità che sfida, come se ogni frase fosse bilanciata sull'orlo della rottura ma scelta per resistere. C'è una dualità al lavoro: la malinconia intrecciata con la speranza, l'oscurità infilata con barlumi di luce. I fan di Spiritualized e dei primi Depeche Mode riconosceranno il lignaggio sonoro - stratificati, atmosferico e teso - eppure Room Thirteen si trova saldamente nel presente, segnato dall'autenticità di un artista che lavora sia con il cuore analogico che con la visione digitale. L'arrangiamento indugia nella moderazione, senza mai precipitarsi alla risoluzione, lasciando l'ascoltatore sospeso nella sua intensità irrisolta.
Proprio come un ricordo riscoperto, la traccia sembra sia intima che universale. Il suo peso cinematografico ricorda il candore emotivo di band come The National o Doves, ma il suo nucleo emotivo è singolarmente H-dMan Such's: crudo, minimale, non lucidato, ma profondamente risonante.
In definitiva, Room Thirteen (The Key You Hold) è meno una canzone che una soglia, un invito in una camera interiore dove vulnerabilità e resilienza si incontrano. Chiede all'ascoltatore di sedersi in silenzio, di ascoltare oltre le parole, di tenere la chiave di una stanza che è allo stesso tempo solitaria e condivisa. E così facendo, H-dMan Such offre non solo musica, ma un momento di riconoscimento.
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