"Praysue" dell'Ari Joshua Quartet è un affascinante viaggio musicale che mescola influenze classiche e jazz in un intreccio profondamente emotivo. Ispirata al nonno di Ari Joshua e alla suggestiva città di Przysucha, la composizione si dipana come un'esplorazione cinematografica attraverso il tempo e lo spazio. Al centro della sua essenza c'è una sensibilità classica reinterpretata attraverso una prospettiva moderna, intrecciando archi orchestrali con tastiere vintage guidate da nastro magnetico e organi. Questa fusione crea un paesaggio sonoro sia familiare che etereo, caratterizzato da melodie incantevoli e pulsazioni ritmiche che immergono l'ascoltatore in un'esperienza musicale profonda. Registrato presso il rinomato Applehead Studio di Woodstock, New York, l'album cattura l'essenza di un'epoca passata in cui l'artigianato meticoloso e l'attenzione ai dettagli erano primordiali. La dinamica batteria di Billy Martin fornisce una base ritmica che aggiunge strati di profondità e complessità.
La chitarra di Ari Joshua agisce come il narratore animico della composizione, collegando narrazioni personali a temi universali. Il suo suonare espressivo si intreccia senza soluzione di continuità con gli elementi orchestrali, creando un dialogo che va dall'intimità delicata all'espansività potente. Il pezzo inizia con un preludio di due minuti, un'esplorazione meditativa ancorata dal basso acustico profondo e risonante di Fraticelli. Texture eteree avvolgono l'ascoltatore, evocando un senso di solitudine che si trasforma gradualmente con l'introduzione di archi lussureggianti e una modalità melodica minore, conferendo al pezzo una bellezza malinconica.
Man mano che "Praysue" si dipana, la conversazione musicale tra Joshua e il tastierista John Medeski diventa sempre più intricata e vivace. Il loro intreccio raggiunge un crescendo, accendendo idee musicali che si innalzano come fuochi d'artificio celesti, ogni nota risuonando con intensità e profondità. Il viaggio della composizione si conclude con un cambiamento trasformativo, tornando ai suoi inizi introspettivi ma arricchito dal viaggio emotivo intrapreso. La musica svanisce dolcemente, lasciando un bagliore contemplativo che persiste, come se la performance del quartetto continuasse a echeggiare nella mente dell'ascoltatore. "Praysue" esemplifica il potere duraturo della musica nel suscitare emozioni profonde e nel trasportare gli ascoltatori in mondi immaginativi. Attraverso la sua arte meticolosa e la narrazione evocativa, l'Ari Joshua Quartet crea un pezzo senza tempo che invita a un ascolto ripetuto e rivela nuovi dettagli ad ogni incontro.
Scrittore; Federico
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