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“GIRL IN THE BOX” di Wendy DuMond

  • Immagine del redattore: Federico
    Federico
  • 29 apr
  • Tempo di lettura: 2 min
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Wendy DuMond, nota anche come The Bog Witch, ci regala un racconto popolare inquietante e risonante nel suo brano "Girl in the Box". Di base ad Atlanta, in Georgia, e membro fondatore del trio acustico americano Blackfoot Daisy Band, DuMond porta le sue profonde radici nella narrazione tradizionale in questo brano evocativo e inquietante. Pur essendo radicata nella musica folk, "Girl in the Box" stravolge le convenzioni del genere con elementi di produzione moderni e testi simbolici che mettono in mostra l'evoluzione creativa di DuMond sia come cantautrice che come scultrice del suono. La metafora centrale del brano – un'assistente in un numero di magia – funge da lente inquietante e toccante attraverso cui DuMond esplora i contorni di una relazione violenta. Definiti nel mondo della magia da palcoscenico come "box jumpers", questi assistenti si contorcono in spazi angusti e nascosti, le loro contorsioni essenziali per l'illusione, eppure la loro presenza è spesso invisibile al pubblico.


DuMond capovolge questo tropo con un effetto devastante, presentando la "ragazza nella scatola" non come un'artista volontaria, ma come una vittima messa a tacere, intrappolata in una dinamica di potere che ne esige la cancellazione. L'arrangiamento musicale riecheggia questa tensione. Mentre la base del brano è inequivocabilmente folk – costruita su strumentazione acustica e narrazione melodica – DuMond intreccia sottili sfasamenti temporali e ritmi sbilanciati che conferiscono al brano un'atmosfera surreale e frammentata. Queste distorsioni sonore non sono solo abbellimenti stilistici; sottolineano il disorientamento e la manipolazione psicologica al centro della narrazione. Le interruzioni temporali rispecchiano le interruzioni di fiducia, e l'ascoltatore è trascinato nella stessa realtà distorta in cui si muove l'assistente.



La voce di DuMond è al tempo stesso eterea e concreta, in bilico tra vulnerabilità e forza. Non urla; sussurra invece la verità nelle crepe dell'illusione, invitando l'ascoltatore a guardare più da vicino, a vedere la donna dietro la scena. Il testo è scarno ma carico, ogni verso è una silenziosa ribellione al grande spettacolo orchestrato intorno a lei. "Girl in the Box" non è solo una canzone: è lo smantellamento dello spettacolo. Smascherando i meccanismi dell'illusione, Wendy DuMond dà voce a coloro che troppo spesso vengono tenuti dietro il sipario. È un brano potente, inquietante e profondamente toccante, che rimane a lungo anche dopo la nota finale.

 
 
 

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