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“CREATURES” di Ben Heyworth

  • Immagine del redattore: Ester
    Ester
  • 15 giu
  • Tempo di lettura: 2 min
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L'EP Creatures di Ben Heyworth sembra mettersi al passo con un vecchio amico le cui storie sono diventate solo più ricche con il tempo. Tracciate dal vivo ai Blueprint Studios di Manchester, queste tre canzoni intrecciano riflessioni personali e dettagli sonori inventivi in un viaggio conciso, uno che si sposta dalle rive tranquille di un canale ai bordi inquietanti dell'immaginazione. Aprendo con "Narrowboat", Heyworth ci saluta con un calore soft-focus. Una delicata chitarra acustica e voci silenziose evocano serate in riva al fiume, dove la luce della lanterna brilla sull'acqua e le strade familiari portano l'eco dei passi. C'è un flusso placido nella melodia, eppure i testi traboccano di immagini precise: detriti alla deriva, risate distanti, il conforto che si trova nella routine. È una meditazione sulla casa, radicata nella bellezza semplice ma mai stagnante.


Al contrario, "Image of Roads" colpisce l'acceleratore. Gli accordi di pianoforte elettrico e una sezione ritmica tesa evocano l'euforia degli orizzonti autostradali: parabrezza polveroso, asfalto infinito. Eppure sotto il suo slancio in avanti c'è una domanda: stiamo correndo verso qualcosa o stiamo semplicemente fuggendo dalle nostre riflessioni? La consegna di Heyworth si trova tra l'avidità e l'incertezza, catturando quello spazio liminale in cui l'avventura incontra l'introspezione. La canzone bilancia apportunamente l'energia cinetica con una corrente sotterranea riflettente, suggerendo che il movimento da solo non può risolvere ciò che tira al cuore. L'EP si chiude con il vortice teatrale di "Creature Double Feature". Qui, Heyworth abbandona paesaggi letterali per un regno di personaggi semiformati - babbioni, corvi, abitanti di ponti - ognuno dei quale si concentra sotto linee di organo grintose e armonie vocali stratificate.



È uno specchio di carnevale, che riflette sia l'assurdo che il profondo. L'arrangiamento diventa più audace, abbracciando pugnalate di tromba e corde oscure, come se lo studio stesso fosse diventato un palcoscenico per vagabondi sia umani che mitici. In questo finale giocoso ma inquietante, Heyworth dimostra il suo talento per la complessità narrativa senza sacrificare l'immediatezza emotiva. Creatures è breve ma risonante. In queste tre tracce, Ben Heyworth bilancia il calore folk con l'inventiva indie e la profondità lirica. Non si affretta a impressionare; invece, invita gli ascoltatori in mondi accuratamente scolpiti, alcuni confortanti, altri inquietanti, sempre guidati dalla sua voce gentile e senza fretta. Questo EP non è solo un ritorno; è una raffinata dichiarazione di intenti da parte di un artista totalmente a capo del suo mestiere.

 
 
 

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