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“BREAD & CIRCUSES” di Powers of the Monk

  • Immagine del redattore: Ester
    Ester
  • 11 set
  • Tempo di lettura: 1 min
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"Bread & Circuses" non tranquillizza l'ascoltatore, ma lo catapulta a capofitto in un sogno febbrile. Powers of the Monk crea un'odissea allucinatoria in cui la realtà si frantuma e visioni di leoni, clown e imperi in rovina emergono con inquietante precisione. Il brano abita la coscienza frammentata di un paziente schizofrenico, trasformando il delirio in teatro, dove il circo diventa allo stesso tempo spettacolo e incubo. David S. Monk e CasSondra "Pontiac" Powers radicano questo caos con un suono stratificato come la storia che raccontano: voce, chitarre, violino, tastiere e il ritmo del batterista ospite John O'Reilly Jr., il tutto plasmato dal produttore Dani Macchi, noto soprattutto per il suo lavoro con la band italiana Belladonna.


Il risultato è una composizione che fonde teatralità con cruda lotta umana, investendo il suo soggetto di peso e fervida immaginazione. Invece di affrontare la malattia mentale con distacco clinico, Bread & Circuses la abita appieno. Il testo si scompone in frammenti: volti senza nome, sequenze numeriche, gabbie aperte, leoni che sbranano clown. Orrore e carnevale si fondono, evocando la caduta di Roma in uno specchio surreale e contemporaneo. Ogni verso trascina l'ascoltatore più a fondo in una mente disordinata, paradossalmente lucida nel suo stesso caos.



Ciò che Powers of the Monk riesce a realizzare qui è raro: un brano musicalmente avvincente e tematicamente coraggioso. Inquieta, provoca e permane a lungo dopo che la nota finale si è spenta, tenendo l'ascoltatore prigioniero tra stupore e disagio. Con Bread & Circuses, il duo afferma il proprio ruolo di narratori che non hanno paura di illuminare gli angoli più oscuri dell'esperienza umana.


 
 
 

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