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“BREAD & CIRCUSES” di Powers of the Monk

  • Immagine del redattore: Federico
    Federico
  • 16 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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Bread & Circuses non è una canzone che facilita delicatamente l'ascoltatore, ti getta direttamente in un sogno febbrile. Powers of the Monk porta il loro pubblico in un viaggio allucinatorio in cui la realtà si frattura e visioni di leoni, pagliacci e imperi al collasso prendono vita con una chiarezza inquietante. La traccia affronta la mente frammentata di un paziente schizofrenico, trasformando l'illusione in una fase in cui il circo diventa sia spettacolo che incubo. Il duo—David S. Monk e CasSondra "Pontiac" Powers: ancorano questa intensità con un suono stratificato come la narrazione stessa. Voce, chitarre, violino, tastiere e il polso del batterista ospite John O'Reilly Jr. si intrecciano tutti sotto la guida di produzione di Dani Macchi, noto per il suo lavoro con la band italiana Belladonna.


Il risultato è un pezzo che bilancia la teatralità con la cruda lotta umana, dando al suo soggetto sia la gravità che l'immaginazione selvaggia. Piuttosto che presentare la malattia mentale attraverso il distacco clinico, Bread & Circuses la incarna. I testi cadono in frammenti: volti senza nomi, schemi di trama numerica, gabbie aperte e leoni che divorano pagliacci. Le immagini offuscano la linea tra orrore e carnevale, facendo eco alla caduta di Roma in una veste surreale e moderna. Ogni verso sembra di entrare più a fondo in una mente dismormata, ma stranamente lucida nel suo caos.



Powers of the Monk raggiunge qualcosa di raro qui: una canzone che è sia musicalmente avvincente che tematicamente senza paura. Provoca, disinta e indugia a lungo dopo la sua nota finale, lasciando l'ascoltatore intrappolato tra fascino e disagio. Con Bread & Circuses, la band rafforza la loro reputazione di narratori senza paura di far luce negli angoli più complessi della condizione umana.

 
 
 

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