“ANGELA” di Ubiquity Machine
- Federico
- 25 mag
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Ubiquity Machine ritorna con "Angela", una traccia che fluttua tra malinconia e fascino, catturando la statica emotiva dell'incertezza romantica. Conosciuto per il loro approccio insolito all'indie alt-pop, il duo si apponda a trame sottili e melodie nebbiose che danno alla canzone il suo polso: costante, lento e pieno di desiderio. Piuttosto che arrivare con roboante, "Angela" si mette in punta di piedi, tutti i colori sbiaditi e sentimenti a metà. L'arrangiamento si basa su strati delicati: chitarre morbide e scintillanti, percussioni sobi e fioriture ambientali che si allungano come nebbia attraverso una tranquilla strada cittadina. C'è qualcosa di tattile nella produzione: sembra vicino, come se l'ascoltatore si sedesse accanto al narratore, testimone del peso di pensieri non detti. Vocalmente, The Rabbit opta per la moderazione. La sua consegna è gentile, quasi incerta, come se ogni linea fosse scoperta in tempo reale.
Quella vulnerabilità diventa l'ancora della canzone. Piuttosto che forzare un climax, la performance si svolge naturalmente, dando voce al lato titubante e armeggiando dell'amore, il tipo che vive in frasi finite e sguardi laterali. "Angela" non è costruita su un arco narrativo drammatico. Invece, cattura un momento: la tranquilla consapevolezza che l'affetto è sbocciato in qualcosa di più grande, e forse un po' più complicato. I testi suggeriscono vicinanza senza chiarezza, connessione senza certezza. Non è una grande storia d'amore; è un mal di tranquillità. Ma all'interno di quella sottigliezza c'è una vera trazione emotiva. Ciò che distingue la traccia è la sua miscela di malinconia e arguzia. Ubiquity Machine ha sempre bilanciato la sincerità con l'ironia sufficiente, e "Angela" continua quella tendenza. C'è la sensazione che il narratore sappia che potrebbe leggere troppo nelle cose, ma non può fare a meno.
Quella tensione tra consapevolezza di sé e investimento emotivo conferisce alla canzone una voce distinta. Come parte del suo ultimo Ep "Run into the Sun", "Angela" suggerisce che Ubiquity Machine sta continuando ad evolversi, evitando le aspettative di genere a favore della narrazione personale e dei paesaggi sonori testurizzati. Il duo non si sta solo scrivendo canzoni; costruisce vignette emotive, piccoli pezzi di umore che risuonano attraverso le loro imperfezioni. "Angela" può essere tranquilla, ma indugia. È una traccia che comprende la poesia nei momenti intermedi: il telefono lasciato squillare, il testo a metà digitato, lo sguardo che dice tutto e niente. In questo spazio, Ubiquity Machine prospera, offrendo non risposte, ma sentimenti, e questo è più che sufficiente.
Scrittore; Federico
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